La presentazione agli analisti dei risultati del 2020 del Gruppo Webuild si apre con i dati di occupazione del Gruppo nel mondo: 70.000 tra diretti e indiretti, salvaguardando i posti di lavoro di Astaldi. Un annuncio cui sono seguiti i numeri chiave di performance economiche di Gruppo del 2020: il portafoglio ordini complessivo ha raggiunto i 41,7 miliardi di euro (33,3 miliardi nel settore costruzioni), 6,4 miliardi di euro il fatturato.
Nel corso del 2020 il Gruppo ha completato l’acquisizione del 66% di Astaldi chiudendo l’anno oltre i target finanziari previsti e in linea con gli obiettivi annunciati al 2023.
«Dietro questi risultati – ha dichiarato Salini – c’è la nostra strategia di sviluppo che punta a far crescere l’occupazione e il lavoro in Italia e negli altri paesi in cui operiamo, con progetti sostenibili e che puntano su innovazione e competenza di tutta la filiera al lavoro con noi. Quasi il 90% del nostro portafoglio ordini nelle costruzioni proviene da progetti che perseguono i Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite».
I progetti in corso di Webuild avranno un impatto sulla qualità della vita di 87 milioni di persone, togliendo ogni anno dall’atmosfera 19 milioni di tonnellate di Co2.
Ripercorrendo il 2020, l’anno più duro della pandemia, Webuild ha bruciato le tappe della sua crescita futura: a gennaio l’emissione di un primo bond da 250 milioni di euro, a maggio la nascita ufficiale di Webuild dal Gruppo Salini Impregilo, a giugno l’acquisizione delle quote di Società Condotte d’Acqua S.p.A. in A.S. nei Consorzi COCIV e IRICAV DUE – per la realizzazione rispettivamente della linea ferroviaria ad Alta Velocità/Capacità Milano-Genova e Verona-Padova-, a novembre il completamento dell’acquisizione del 66% di Astaldi e a dicembre l’emissione di un nuovo bond da 550 milioni di euro.
La strategia della crescita anche per acquisizioni non si fermerà nel prossimo anno, ma seguirà un percorso mirato. Questo ha spiegato Massimo Ferrari, Direttore Generale di Webuild, nel corso della presentazione agli analisti. «Guardiamo a nuove piccole acquisizioni nei mercati di interesse per il 2021 – ha dichiarato il direttore generale di Webuild – e a business vicini al nostro».
Il Gruppo cresce in Italia e all’estero, riducendo il margine di rischio, rispetto all’esposizione su singoli progetti e rispetto alle aree di operatività. Da una parte, nel 2020 i primi 10 progetti del Gruppo hanno rappresentato il 36% del fatturato annuale, un dato più basso del 2019, con l’obiettivo di ridurre l’esposizione nei confronti di un numero ridotto di contratti. D’altra parte, il Gruppo sta concentrando la propria attività commerciale in mercati sicuri, come gli Stati Uniti, l’Europa, l’Australia e naturalmente l’Italia. Entro la fine del 2023 ci si attende che oltre l’85% dei ricavi del Gruppo sia basato proprio in questi mercati.
Un focus particolare Salini lo ha dedicato all’Italia, dove sono in corso grandi progetti, come la linea 4 della metro di Milano, l’alta velocità Genova-Milano, l’alta velocità Napoli-Bari, il quartier generale dell’Eni a Milano. Tra i grandi progetti Salini non dimentica il Ponte di Messina e alle domande degli investitori ha risposto: «La consideriamo un’opera strategica per l’Italia e siamo pronti alla costruzione del ponte. Parliamo di un’opera che potrebbe creare 100mila posti di lavoro nel Sud».
Prospettive e progetti che tengono conto della complessa congiuntura internazionale, nonostante la quale il Gruppo è convinto di arrivare al 2023 rispettando tutti i target di crescita.
Per farlo è stata lanciata anche un processo trasformativo che punta sull’innovazione e sulla inclusione. Entro il 2023, il 20% dei ruoli chiave del Gruppo sarà occupato da donne. Il Gruppo intende investire almeno 30 milioni di euro di risorse addizionali per sostenere la leadership e l’innovazione sui progetti chiave.
Senza entrare nella eterna diatriba del si/no, delle valutazioni economiche e delle posizioni pseudo-para-politiche che si aprono periodicamente sul ponte e si sono riaperte, come un orologio svizzero, anche in questa stagione politica (dovrei dire elettorale, visto che si vota in continuazione…), è recente sia l’ennesima scadenza (2025, sic!) che il nuovo stop, documentato ed autorevole, da parte di Federlogistica – Conftrasporto.
Il più recente progetto del ponte prevede infatti un’altezza di 65 metri s.l.m. Purtroppo, la tecnologia è andata avanti ed esistono navi crociera che arrivano alla bellezza di 100 metri! Senza giungere a questi estremi, è comune l’altezza di 50/60 metri per la quale, aggiungendo gli effetti della navigazione, il ponte andrebbe a creare un vero e proprio “muro” al passaggio.
Fuori da ogni opinione, ognuno ha la sua ma un Governo dovrebbe averne una chiara e determinata, i tempi lunghi comportano e comporteranno sempre di trovarci a ricominciare tutto da zero! Meno chiacchiere e più fatti